Sarebbe facile soffermarsi sulla capacità dei media di strumentalizzare un discorso.
Ma vorrei invece soffermarmi sulla capacità che il papa ha di mettere in evidenza quale sia il reale probblema della quetione umana.
Propongo qui uno stralcio dell’intervista al papa certo che pochi si siano mai soffermati a leggere quello che è stato detto:
Intervistatore. – Santità, tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’Aids. La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio? Très Saint Père, Vous serait-il possible de répondre en français à cette question?
Papa – Io direi il contrario: penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con soldi e con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non aiutano (impegnando la responsabilità personale), non si può superarlo con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema. La soluzione può essere solo duplice: la prima, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro; la seconda, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti. […]Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dare forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e di quello dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra che questa sia la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo ed importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno.
(Qui il link all’intervista completa:http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2009/march/documents/hf_ben-xvi_spe_20090317_africa-interview_it.html)
Vi propongo questo testo perchè a me colpisce come sia un richiamo al mio modo di affrontare la vita.
Mi sembra che sia facile stare sulla superficie dei probblemi piuttosto che affrontarli.
La proposta della Chiesa e del papa di fronte al probblema HIV è riscopritevi uomini, riscopritevi donne. Chi parla di umanizzazione della sessualità in questo mondo? Beh vi sfido a trovare qualcosa di più vero rispetto ai vostri rapporti affettivi.
Tutto ciò è poi accompagnato dalla presenza concreta di persone che si fanno compagne di strada degli ammalati.
Per questo permettetemi un’altra citazione. Questa volta è di una laica africana che dedica tutta la vita a stare al fianco di malati di AIDS. Ecco il link con l’intervista completa: http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=14466
Intervistatore:[…]si può fare qualcosa per evitare che il contagio si diffonda ulteriormente: in questo caso la prevenzione non è uno strumento utile?
Rose:Riporto un esempio, per far capire come veramente a volte non ci si rende conto della situazione in cui viviamo qui in Africa. Un po’ di tempo fa erano venuti alcuni giornalisti per fare un reportage sull’attività del Meeting Point: videro la condizione delle donne sieropositive che sono qui, e rimasero commossi. Decisero allora di rendersi utili, facendo un piccolo gesto per loro: regalarono alcune scatole di preservativi. Vedendo questo, una delle nostre donne, Jovine, li guardò e disse: «Mio marito sta morendo, e ho sei figli che tra poco saranno orfani: a cosa mi servono queste scatole che voi mi date?». L’emergenza di quella donna, e di tantissime altre come lei, è avere qualcuno che la guardi e le dica: «donna, non piangere!». È assurdo pensare di rispondere al suo bisogno con una scatola di preservativi, e l’assurdità è nel non vedere che l’uomo è amore, è affettività.
I:E per quanto riguarda invece le persone che possono avere rapporti con altre e diffondere il contagio?
R: Anche lì vale lo stesso discorso: bisogna innanzitutto guardare la loro umanità. Una volta stavamo parlando ai nostri ragazzi dell’importanza di proteggere gli altri, di evitare il contagio; uno di loro si mise a ridere, dicendo: «ma cosa me ne importa, chi sono gli altri? Chi sono le donne con cui vado?». E un altro diceva: «anch’io sono stato infettato, e allora?». L’Aids è un problema come tutti i problemi della vita, che non si può ridurre a un particolare. Bisogna innanzitutto partire dal fatto che bisogna essere educati, anche nel vivere la sessualità. Ma l’educazione riguarda innanzitutto la scoperta di sé stessi: la persona che è cosciente di sé, sa che ha un valore che è più grande di tutto. Senza la scoperta di questo valore – di sé e degli altri – non c’è nulla che tenga.
Io desidero muovermi nella vita con questo atteggiamento di fronte ai probblemi. Cercando gente che sappia dirmi “che la persona ha un valore che è più grande di tutto”, prima di sottolineare il mio limite.
Per conoscere meglio Rose: greater defeating AIDS
Grazie ciube!